Sono nato nel 1962 a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove tuttora risiedo. A dare colore alla mia vita sono mia moglie Paola, giornalista e scrittrice, e mio figlio Gabriele, promettente musicista e ingegnere matematico. Da parte mia, cerco anch'io di mettere un po' di colore nella vita di tutti i giorni. Mi spiego: per professione, tingo i tessuti per abbigliamento a livello industriale e per passione, scrivo, perche' anche le pagine della mia esistenza non restino bianche. Oltre ad essere amministratore di societa' nell'ambito delle imprese di famiglia, situate in provincia di Varese e operanti in prevalenza nel settore tessile, ho svolto un'intensa attivita' di rappresentanza dell'industria, sia sul fronte nazionale che su quello europeo, ricoprendo vari incarichi.
Fino a tutto il 2019 ho fatto parte del Consiglio di Amministrazione di Simest Spa, la banca d'affari avviata nel 1991 su impulso pubblico per favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane, oggi nell'ambito del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti. A fine novembre 2016 ho terminato la mia presidenza di Assofondipensione, l'associazione dei fondi pensione negoziali, costituita nel 2003 da Confindustria assieme alle altre principali organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori. In precedenza, sono stato presidente di Sistema Moda Italia, l'associazione nazionale di rappresentanza della filiera tessile e abbigliamento del sistema confindustriale, dopo esser stato, nel biennio 2007-2008, al vertice di Euratex, a Brussels, la federazione di settore a livello europeo. Come presidente di una delle principali associazioni di categoria, sottoscrittrice di C.C.N.L., sono stato membro della Giunta di Confindustria, a Roma, nonche' membro del suo Consiglio Direttivo.
Formazione.
Mi sono diplomato al Liceo Scientifico statale della mia citta', nel 1981. Ho integrato la mia formazione scolastica con la pratica sportiva, dedicandomi al Judo, da cui ho imparato molte cose che non si apprendono sui libri, soprattutto sul rispetto di se' e per gli altri. Tra le tante cose per cui sono grato ai miei genitori, oltre all'immenso affetto, vi e' anche quella di avermi ripetutamente mandato in Inghilterra a imparare l'inglese, durante le vacanze estive. L'anno dopo essermi iscritto alla facolta' di Scienze Politiche, presso l'Universita' Cattolica di Milano, sono partito per il servizio militare, svolto nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Ero animato, allora, da una forte curiosita', sullo sfondo di un progetto di ricerca personale che rimase vittima dei suoi stessi sviluppi. D'un tratto, infatti, mi convinsi che cio' che cercavo avrebbe richiesto ben altro tipo di preparazione, piu' legata alla fisicita' da cui emerge la coscienza umana. Decisi, tuttavia, di portare a termine gli studi intrapresi, ma con un nuovo orizzonte. La cosa che mi sembro' avere piu' senso fu quella di ricongiungermi alla tradizione di famiglia, proseguendo l'attivita' imprenditoriale nel settore tessile. Iniziai, così, ad alternare la frequenza universitaria con la presenza in azienda, soprattutto presso gli uffici amministrativi, dove imparai i rudimenti della partita doppia e a occuparmi di controllo di gestione. Forte delle prime esperienze sul campo, che mi ricordavano la figura dell'osservatore partecipante studiata nei corsi di metodologia della ricerca sociale, riuscii a svolgere la tesi di laurea proprio sul settore tessile, sviluppando alcune griglie interpretative che sono rimaste alla base della mia attivita' successiva. Mi sono quindi laureato nell'anno accademico 1986/87 in Scienze Politiche. Dopo la laurea ho rafforzato la mia preparazione aziendalistica con periodi di stage presso la Fin Novaceta Spa (Gruppo Snia Fibre) e presso la Direzione Generale del Credito Varesino (assorbito da UBI Banca e ora BPER). Valutai a piu' riprese la prospettiva di iscrivermi a un corso post-laurea all'estero, ma gli impegni iniziarono presto a crescere e poco dopo essermi sposato mi trovai ad affrontare, nel 1992, sia una grave calamita' naturale, cioe' l'esondazione del fiume Olona, nello stabilimento di Fagnano, sia la prima nomina come consigliere delegato in una Societa' da risanare.
Un'altra esperienza importante per la mia formazione e' stata la partecipazione al Gruppo Giovani Imprenditori della mia associazione territoriale; dapprima l'Unione Bustese Industriali, poi, l'Unione degli Industriali della Provincia di Varese (UNIVA). Quando si ha circa trent'anni e si e' forti dei primi successi, il confronto 'tra pari' e' tanto costruttivo quanto intriso di competizione ed emulazione; hic sunt leones. Una delle lezioni che si puo' apprendere e' come organizzare il consenso, incanalando le vivaci energie di un gruppo verso scopi comuni. E' stata una grande palestra e dalla presidenza del Gruppo Giovani Industriali di UNIVA, nel 1995, mi sono trovato con una sorta di secondo mestiere divenuto, via via, sempre piu' impegnativo, ma anche piu' stimolante.
Gli incarichi associativi
Il mio impegno associativo, probabilmente, non si sarebbe sviluppato se non ci fosse stato l'esempio di papa'. Ai tempi in cui frequentavo il Liceo, nella seconda meta' degli anni settanta, lui era presidente dell'Unione Bustese Industriali e spesso mi coinvolgeva nella scrittura dei suoi interventi pubblici. In pratica, i miei primi passi li ho svolti come ghostwriter. Per altro, non avrei potuto fare quelli successivi se tutta la mia numerosa famiglia non mi avesse supportato, supplendo alle mie assenze dal lavoro in azienda. Dopo l'esperienza tra i Giovani Imprenditori, nel 1998 sono stato eletto presidente dell'associazione di rappresentanza del comparto della nobilitazione tessile, sia a livello europeo, il Criet, sia a livello nazionale, l'Associazione Nobilitazione Tessile. Automaticamente entrai a far parte della giunta di Federtessile, che era l'organizzazione ombrello delle undici associazioni di comparto che componevano la rappresentanza della filiera tessile e abbigliamento italiana. Partecipai, così, alla progressiva aggregazione delle associazioni di comparto in un'unica organizzazione e questo, sia a livello nazionale, sia a livello europeo. In entrambi gli ambiti, la mia esperienza e' partita come presidente dell'associazione piu' piccola per poi giungere al vertice delle organizzazioni risultanti a mo di sintesi: Euratex, a livello europeo, e SMI, a livello nazionale. Inoltre, ho intervallato gli impegni in categoria con quelli a livello di territoriale e a livello centrale, maturando una conoscenza estesa della complessa realta' confindustriale, così come di quella istituzionale. Senza dimenticare che la presidenza di una categoria mi ha portato a occuparmi di relazioni industriali, quindi di contrattazione collettiva. E' proprio dall'esperienza maturata su questo fronte che e' poi giunto l'incarico alla presidenza di Assofondipensione.
Le imprese di famiglia.
Alcuni libri fanno risalire il primo avvio della tradizione famigliare al 1597, altri al 1760. In origine si trattava di un attivita' concentrata sul cosiddetto 'candeggio al prato'. Guardando una fotografia dove compaiono mio nonno Gaspare (1895/1974) e mio bisnonno Attilio Paolo (1853/1937), presumibilmente intorno ai primi anni trenta del secolo scorso, si capisce come la tecnica di sfruttare l'azione sbiancante dei raggi ultravioletti provenienti dal sole possa essere molto antica. Sole, acqua, qualche detergente e qualche colorante naturale, ed ecco evolvere il mestiere verso la forma industriale, attraverso l'adozione delle prime caldaie a vapore, gia' nel 1860, per favorire le reazioni chimiche di tipo endotermico. Le mie indagini storiche sulle vicissitudini famigliari si sono arenate davanti alla distruzione degli archivi aziendali, provocate dalle ripetute alluvioni del fiume Olona. Quello stesso fiume che ha di continuo rifornito la sua preziosa materia prima, per lavaggi e tinture, così come per dare movimento agli aspi, prima dell'introduzione dei motori elettrici. Ne ricordo qualcuna tra le piu' devastanti: quella del 1951, in contemporanea al Polesine, poi quella del 1976, da cui si uscì col primo progetto di casse di laminazione per regolare la portata del fiume, quindi quella del 1992, vissuta in prima persona, guardando dalle finestre della palazzina uffici i muri che crollavano e l'erompere dell'acqua fino a un metro e mezzo in tutto lo stabilimento. Se si sia trattato di 'distruzione creatrice' alla Schumpeter, non lo saprei proprio dire. E' vero che ricostruire ha significato anche installare impianti nuovi, al posto di quelli vecchi, ma la ferita resta, così come il sospetto che gli stessi capitali avrebbero potuto trovare un impiego piu' produttivo, ampliando le prospettive, anziche' solo ripristinarle. Queste vicissitudini col fiume Olona, hanno segnato la memoria della mia famiglia, quasi siano stati eventi bellici; con le sue perdite e i suoi sopravvissuti. E come tali ne parliamo ancora oggi, dopo che le casse di laminazione sull'Olona, in localita' Gurone, sono state concluse nel 2009, dopo 40 anni di battaglie e grazie alla cocciutaggine di pochi.
Fare impresa, nel susseguirsi delle generazioni, annodando i fili tra storia personale e tradizione famigliare, e' stato un modo, forse inconsapevole, per resistere al tempo che scorre. Forse perche' si continua a dargli colore, trovando nella novita' del momento la costanza di un impegno e, quindi, di un'identita' comune tra antenati e loro successori. E' quello che alcuni studiosi hanno definito come dynamic legacy. Ricordo un aneddoto che puo' far sorridere. Mio nonno Gaspare, che ando' all'Universita' di Berlino per apprendere la chimica dei nuovi coloranti di sintesi, ma che non pote' laurearsi a causa dello scoppio della prima Guerra Mondiale, era fraterno amico del pittore concittadino Pasquale Bossi (1892-1967). A questi capito' una golosa occasione; quella di poter acquistare un quadro di Manet. L'impegno finanziario era comunque notevole e quindi scrisse a mio nonno, proponendogli di condividere l'affare. Mio nonno rispose pressappoco così: "Caro Pasquale, dopo averci pensato per qualche giorno ho concluso che col denaro che serve sia meglio ch'io acquisti due nuove garzatrici". Figli e nipoti dei due vecchi amici ancor'oggi, a distanza di quasi settant'anni, si scherniscono a vicenda per quel che risalta come un'occasione persa. Eppure, questo episodio denota un elemento psicologico caratteristico, che lo accomuna a molte altre avventure del primo capitalismo famigliare. E' la trasposizione industriale di quello che e' stato "l'attaccamento alla terra". Come se l'impresa, con le sue necessita' d'innovazione e investimento, perdesse la sua natura strumentale e assumesse una connotazione finalistica, quasi religiosa; senz'altro identitaria, anche in senso sovra individuale. Per altro, le considerazioni che travalicano la vita dei singoli protagonisti, cercando elementi persistenti o ricorsivi, tra una generazione e l'altra, vengono spontanee quando si parte dalle fotografie in bianco e nero. Fortunatamente ci sono anche quelle a colori, fino ad arrivare al nostro oggi. Dopo questa doverosa premessa, dedicata piu' all'avventura umana, che alla rilevanza economica del nostro 'fare impresa', passo velocemente in rassegna la composizione del nostro piccolo gruppo. La Gaspare Tronconi Spa, la cui denominazione risale a mio nonno, dopo il suo presumibile distacco da altri famigliari, opera oggi come holding e come immobiliare, per questo ha cambiato nome: GT Immobiliare srl. L'attivita' storica, nel campo della nobilitazione tessile, prosegue nella Gaspare Tronconi Industriale Srl. Il grosso dell'attivita' produttiva viene svolto a favore della Beppetex Srl, la nostra societa' commerciale, impegnata ad offrire tessuti di abbigliamento maschile e femminile alle principali case di Moda, in Italia e all'estero. Vi sono poi altre due societa' aperte a soci esterni: la Gaspare Tronconi Technologies Srl, avviata per sviluppare un progetto in Cina e riconvertita come immobiliare, e la Ternate Coating Srl, nata per sviluppare alcuni finissaggi speciali e consolidatasi nel campo delle spalmature per arredo e applicazioni sportive.
L'attivita' pubblicistica
I miei primi articoli sono stati pubblicati su alcune riviste settoriali nel 1998, all'epoca della presidenza dell'Associazione Nobilitazione Tessile e del Criet. Da allora l'uso della penna e' stato un modo per tornare a studiare e a proporre un'analisi diversa del nostro settore e delle sue esigenze. Per certi versi e' stata una conseguenza degli incarichi sul fronte europeo. Innanzitutto, perche' lì era (ed e') piu' forte l'anticipo di diffidenza, ammantato di scientificita', verso il nostro settore, ma anche verso l'industria italiana nel suo complesso. Infatti, la filiera tessile e abbigliamento e' ritenuta una sunset industry; qualcosa che appartiene al passato e che non avrebbe alcun passaporto per il futuro, in un Paese occidentale. Inoltre, tutto il nostro modello di specializzazione produttiva sarebbe di tipo arretrato e, quindi, in rotta di collisione coi Paesi di nuova industrializzazione. Infine, in un arena complessa e affollata come quella di Bruxelles, la lobby si costruisce sui contenuti e su come li si argomenta, fino ad entrare nei dettagli piu' tecnici e operativi; se non li si conosce o non li si vuole affrontare, con l'aiuto di persone competenti, si e' fuori dal gioco. Per questo ho dovuto riprendere a studiare, con l'aiuto di preziosi collaboratori in ambito associativo, ma anche grazie al confronto con molti docenti presso la LIUC di Castellanza e con la Fondazione Edison di Milano. Senza la pretesa di sostituirmi agli specialisti ma con l'ambizione di riuscire a comprenderli e di farmi comprendere. Inevitabilmente, cio' mi ha portato a proporre delle narrazioni alternative su cosa sia veramente il made in Italy, confrontandomi coi fatti e con la teoria interpretativa prevalente. Siccome la mia attivita' di rappresentanza e' poi tornata a spendersi sul palcoscenico nazionale, affrontando altri temi oltre a quelli tipici Comunitari, come quello della regolamentazione commerciale, i miei contributi scritti sono per lo piu' in italiano. Scopo di questo sito e' di alimentarli con nuove idee, mantenendoli aperti al confronto costruttivo, senza l'illusione di aver scritto capolavori ma, semplicemente, con l'orgoglio di chi continua a fare cio' in cui crede: mettere un po' di colore nella vita di tutti i giorni.