Tfr in busta paga: un siluro alla previdenza integrativa.

Lavoce.info

Pubblicato il 07/10/2014

Autore: Michele Tronconi

Oggi, c’è chi vuole anticipare il TFR e incamerare l’IRPEF connesso; domani, ci sarà chi torna a temere la bomba ad orologeria delle pensioni pubbliche, proponendo, magri, la nazionalizzazione di tutte le forme previdenziali private. Se è vero che quel che serve a far bere il cavallo è la fiducia, la prima da rinsaldare è quella tra lo Stato e i cittadini. Questo Governo lascia passare un messaggio contraddittorio, se gioca alle tre tavolette col TFR. Perché quel che presto affiora nel cervello della gente è che se per rilanciare i consumi bisogna attingere dal fieno in cascina, vuol dire che non si è più in grado di percorrere la strada maestra: quella della riduzione delle imposte, sul lavoro e sulle imprese. Anzi, c’è da aspettarsi nuove tasse. Così che, anche disponendo del TFR, questo non finirebbe tanto in consumi, ma in qualche forma poco produttiva di risparmio; l’equivalente moderno del mettere i soldi nel materasso. Proprio il contrario di quello che si dovrebbe fare. Non a caso, il Ministro Padoan ha impostato il versante economico del semestre di presidenza UE sulla politica degli investimenti, in un ottica di lungo periodo. E’ li che deve trovare un ritorno il TFR. Per il futuro dei pensionati, ma anche per il presente del Paese.