Dalla Prudenza alla crescita.
Perchè e come diversificare la previdenza sociale.
Liuc Papers n. 276, Ottobre 2014.
Autore: Michele Tronconi
Ciò che rende conveniente il secondo pilastro finanziato a capitalizzazione, rispetto a quello pubblico a ripartizione, dipende dalla minore sensibilità agli shock demografici. Tale risultato è frutto della diversificazione di portafoglio, che si realizza impiegando il risparmio previdenziale in una molteplicità di titoli con diverse caratteristiche di rendimento e volatilità. Siccome in una fase di crisi dei debiti sovrani ciò che impatta maggiormente sulle attività finanziarie è il cosiddetto rischio paese, la prudenza dei gestori si è tradotta in un ampia diversificazione dei panieri nazionali. In pratica, mentre le pensioni sono essenzialmente un problema locale, la gestione del risparmio previdenziale può trovare soluzioni di tipo globale. Questo ha comportato, però, che l’allocazione del nostro risparmio previdenziale sia finito per quasi due terzi in un impiego estero, mentre il terzo rimasto qui è stato collocato in titoli di stato. La prudenza è stata premiata perché ha permesso di passare indenni le turbolenze finanziarie di questi ultimi anni, ma si è accompagnata ad un lieve difetto. Quello per cui il disaccoppiamento tra origine del risparmio e luogo del suo impiego produttivo, se eccessivo, può trasformarsi in un amplificatore pro-ciclico. La mitigazione di tale difetto passa attraverso la ricerca di modalità d’investimento che permettano ai Fondi Pensione Negoziali di essere, al contempo, prudenti e pazienti, nonché propulsivi. Interpretando, così, pienamente, il ruolo finanziario che è proprio degli investitori istituzionali.